Veni, vidi, vici. Si può sintetizzare così la nuova grande impresa del capitano del Triathlon Team Pezzutti, Elisabetta Villa, che sabato scorso negli U.S.A., all’IRONMAN Texas, ha conquistato il 1° posto nella sua categoria (F45-49) e un lusinghiero 13° posto assoluto tra le donne, su 672 iscritte complessivamente! Il percorso prevedeva 3.800 metri di nuoto, 176 Km in bicicletta e 42 Km di corsa. Il tempo finale di Elisabetta è di tutto rispetto: 9:10:01 (“tempone” nella frazione di corsa in 3:09:42). Per completezza dell’informazione specifichiamo che per motivi di sicurezza la frazione di bike è stata accorciata di 4 chilometri rispetto ai 180 previsti. Ciliegina sulla torta la qualificazione ottenuta per il Mondiale Ironman di Kona, dove Elisabetta tornerà a ottobre per provare a ripetere l’exploit dello scorso anno. Una grande soddisfazione, un risultato importante, ma che non era affatto scontato alla vigilia, nonostante Villa ci abbia abituato bene in questi anni, inanellando prestazioni da incorniciare in Italia e all’estero. E ricordiamoci che stiamo parlando di atleti amatoriali: Elisabetta vive a Porcia con il marito triatleta Alessandro Valenti e come tante atlete donne deve conciliare gli impegni familiari (due figli), il lavoro e le incombenze della vita di tutti i giorni, con gli allenamenti e le gare. Non la cosa più semplice, in particolare per una multidisciplina come il triathlon.
Villa si è presentata al via della gara di The Woodlands in ottime condizioni fisiche, ma negli Ironman non si può dare niente per scontato. Servono gambe, testa e cuore.
Lasciamo che sia la stessa Elisabetta, a mente fredda, a raccontarvi la sua indimenticabile prestazione:
«Prima ancora che sorgesse il sole, alle 5:00 di mattina sono andata in zona cambio per sistemare le ultime cose sulla bici e lì arriva la bella notizia: per la prima volta dopo nove anni, la frazione di nuoto si può affrontare con la muta!
Sistemata la bici, ci siamo diretti al lago, per la partenza: ho fissato nei miei ricordi l’immagine della luce rosata dell’alba che si riflette sullo specchio d’acqua, mentre viene intonato l’inno americano…brividi. E poi il colpo di cannone e il fiume di cuffie rosa e verdi che invadono il lago. La prima frazione è andata via bene: ho impostato il mio ritmo senza troppe difficoltà e senza forzare perché l’Ironman è una gara lunga.
Finito il nuoto ho fatto un cambio veloce e mi sono diretta alla bici: quando ho capito che ero uscita fra le prime sono montata in bicicletta cercando di tenere un passo medio, ma ho commesso l’errore di sottovalutare le avversarie, che dopo il 20km mi hanno raggiunto, e a quel punto è stata una guerra per i rimanenti 156km.
Eravamo in quattro della mia categoria e tutte cercavamo di guadagnare terreno sulle altre con rilanci ad alta intensità, ma eravamo tutte a pari livello. Finalmente negli ultimi 30km, io e una ragazza messicana ci siamo distanziate dalle altre. Decisiva è stata la T2 (la seconda transizione), dalla quale sono uscita prima per qualche secondo. Nel primo e nel secondo giro dei tre ho quindi forzato molto il ritmo per guadagnare terreno sulle inseguitrici, per poi calare all’ultimo giro quando ormai sapevo di poter essere più tranquilla anche perché la stanchezza iniziava a farsi sentire. L’ultimo miglio e mezzo sembrava non finire più e il traguardo non si vedeva perché nascosto fra i palazzi del centro cittadino, ma dopo l’ultima curva eccolo! L’ultimo sforzo e ho tagliato il traguardo per prima nella mia categoria e 13° donna (dietro a 11 professioniste)! Era quello che sognavo ed il risultato è arrivato».
